Mi capita di frequente di sentirmi dire da chi ha sofferto di attacchi di panico, che in qualche modo si ritiene “fortunato” di aver dovuto vivere e affrontare quelle crisi, perché se non fosse stato spinto da quel disagio a cercare una soluzione a propri conflitti interni, non avrebbe mai sentito probabilmente quel senso di autoefficacia percepito, che oggi gli consente di superare piccole e grandi difficoltà quotidiane. Con un intervento mirato di psicoterapia ha potuto risolvere ogni rapporto “patologico” con la paura e, per la prima volta, si è potuto aprire pienamente al fluire armonico della vita con autenticità, spontaneità e rinnovata vitalità.
La paura è una delle nostre emozioni più importanti, in quanto ha consentito all’uomo nel corso del tempo di sviluppare strategie adattative di sopravvivenza. Basti pensare, ad esempio, che se non provassimo paura di fronte ad un leone che viene verso di noi saremmo facilmente sbranati, perché probabilmente non faremmo nulla per evitare l’aggressione.
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La paura può essere definita come una risposta emotiva ad una minaccia o ad un pericolo ben riconoscibile e di solito esterno; quindi è caratterizzata dall’immediato riconoscimento del pericolo presente e dal sufficiente accordo con lo stimolo.
Nel momento in cui questa percezione dello stimolo però diventa eccessiva la risposta psico-fisiologica non è più utile alla sopravvivenza dell’organismo che la produce, ma piuttosto lo danneggia, perché produce un complesso sintomatologico invalidante. A questo punto ogni stimolo interno o esterno giudicato minaccioso produce lo stato d'ansia e i relativi sintomi somatici associati che, se interpretati in maniera catastrofica, producono un ulteriore aumento del livello di ansia, intrappolando l'individuo in un circolo vizioso (stimolo-percezione-risposta) culminante nell'attacco di panico.
Una volta che l'attacco di panico si manifesta intervengono 2 fattori principali che mantengono lo stato di alterazione emotiva:
1) Attenzione selettiva verso l’interno, verso le sensazioni corporee, aumentando la risposta corporea di allarme in un’escalation progressiva.
2) Comportamenti protettivi associati alla situazione, con condotte di evitamento o di fuga.
Negli ultimi anni, si rilevano nella pratica clinica, un numero sempre più crescente di patologie fobiche, basate proprio su copioni percettivi-reattivi non riconducibili soltanto alla tendenza all'evitamento, ma soprattutto al tentativo fallimentare del controllo da parte del soggetto, sia delle reazioni fisiologiche sia di quelle comportamentali, così come della realtà circostante. È proprio l'eccesso di tentato controllo che fa perdere il controllo. Il controllo volontario di funzioni organiche, altera queste ultime, le quali alterandosi producono la paura dell'insorgere di un grave malanno.
La persona tende quindi a voler avere il controllo delle proprie reazioni di paura che scatenano i sintomi fisiologici. Proprio tale sforzo di controllo costruisce letteralmente i sintomi che fanno poi perdere il controllo, ovvero la paura della paura che produce il panico.
La spirale
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Per cui, se solitamente le cause scatenanti l’attacco di panico possono essere diverse e molteplici, personali e non, il modello ridondante con cui si tenta di risolvere il problema si mantiene lo stesso nel corso degli episodi.
E’ possibile pertanto intervenire in 2 modi differenti e complementari:
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Tuttavia, per un primo intervento efficace contro i sintomi di un attacco di panico è bene tenere a mente che se la respirazione è fondamentale per la salute e la soluzione di molti disturbi, la sua relazione con gli attacchi di panico è tanto cruciale e diretta, che regolarne subito i cicli di entrata ed uscita dell’aria, da e verso i polmoni, si dimostra un metodo rapido molto ed efficace per questo tipo di disturbo. Per cui per ridurre rapidamente il livello d’ansia è importante rendere volontario ciò che è automatico, ovvero regolarizzare il respiro riducendo il numero dei singoli cicli di inspirazione ed espirazione e aumentando il tempo di ogni singolo ciclo. Lunghi respiri quindi, per almeno 5-10 minuti.
Inoltre, la componente attenzione va veicolata verso una direzione differente rispetto al rigido monitaraggio delle proprie condizioni fisiche. E’ possibile ridurre il livello di ansia percepito trasferendo le sensazioni e i pensieri dalla mente ad un piano differente, come ad esempio un foglio di carta bianco. Per chi soffre di questo tipo di disturbo consiglio di provare a fare quanto segue, qualora si presentasse l’occasione di uno stato d’ansia molto intenso:
Ai primi segnali di pericolo, prima che sopraggiunga il panico nella fase più acuta, fermarsi un attimo e scrivere immediatamente e di getto, su un blocchetto degli appunti preventivamente acquistato e tenuto con sé e pronto a l’uso (in tasca o in borsetta ad esempio), cosa precisamente sta accadendo intorno a voi, indicando 3 elementi fondamentali:
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E’ molto importante, ai fini di un risultato rapido ed evidente, svolgere l’esercizio come se osservaste la scena dalla prospettiva di un regista durante la scena di un film, dettagliando il più possibile quanto accade e come accade, per almeno 8-10 minuti.
Se l’esercizio viene svolto seguendo attentamente le indicazioni, la persona dopo qualche minuto inizia a sentire una riduzione significativa del proprio stato ansioso, consentendo al proprio sistema neurovegetativo di fornire una risposta fisiologica utile al ripristino delle condizioni psico-fisiche, molto simili a quelle sussistenti pochi istanti prima della percezione del pericolo.
In modo similare, è possibile svolgere anche un altro esercizio per rompere l'escalation del panico. Ricordando che cercare di controllare l'attacco di panico contribuisce SOLO ad aumentarlo, quando arrivano le prime avvisaglie di paura non provare a scacciarla, ma piuttosto accettarla. Pertanto:
E' chiaro che questi esercizi sono solo un primo intervento rapido contro la crisi di panico. Tuttavia, se svolti nel modo corretto, contribuiscono ad accrescere immediatamente la sensazione di potersi liberare in modo definitivo da un nemico così minaccioso ma non più invincibile.
La lezione più importante che l’uomo possa imparare in vita, non è che nel mondo esiste la paura, ma che dipende da noi trarne profitto e che ci è consentito tramutarla in coraggio. (Tagore)
Ivano Cincinnato
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Dott. Ivano Cincinnato
Psicologo Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Breve ad Approccio Strategico. |
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Specialista in Psicologia Clinica e in Psicodiagnostica |
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Esperto in Disturdi d'Ansia e Panico e in Disturbi dell'Umore. |
Centro di Clinica e Formazione Strategica - Via Carlo Mirabello, 18 - 00195 Roma ( zona Prati ) Tel.: 06 92 92 74 30 E-mail: info@curaregliattacchidipanico.it
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