Cos’è un attacco di panico e come si presenta?
Secondo il DSM-IV TR (APA, 2000), ovvero il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, un “attacco di panico” corrisponde a un periodo preciso durante il quale vi è l'insorgenza improvvisa di intensa apprensione, paura o terrore, spesso associati con una sensazione di catastrofe imminente.
Durante questi attacchi sono presenti sintomi come:
- Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, agitazione nel petto, battito in gola)
- Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio in pubblico)
- Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
- Tremori fini o a grandi scosse
- Sudorazione
- Sensazione di soffocamento
- Dolore o fastidio al petto
- Sensazioni di derealizzazione (sensazioni di stordimento e distacco)
- Sensazioni di depersonalizzazione (alterata percezione di sé e di distacco dal corpo)
- Brividi
- Vampate di calore
- Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
- Nausea o disturbi addominali
- Sensazione di soffocamento
- Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)
Oltre ai sintomi più comuni alcune persone lamentano problemi come formicolio ai piedi o mani, minzione frequente, mal testa, problemi allo stomaco o all’intestino, sensazione di paralisi, terrore paralizzante.
L’attacco di panico, inoltre, si distingue da altre forme di ansia per l’elevata intensità e la natura improvvisa ed episodica. Per cui, potremmo definire l’attacco di panico come la forma più estrema della paura e quindi una reazione che viene innescata da una percezione, che a sua volta mette in moto reazioni psico-fisiche e che, in rapida escalation, portano alla sensazione di totale perdita di controllo o in alcuni casi perfino all’idea di poter morire di lì a poco. Nel vissuto della persona, la paura è totalizzante, tanto da arrivare a coinvolgere la mente e il corpo in una serie di sensazioni e stati d’animo così forti da paralizzare e annullare qualsiasi pensiero razionale.
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A dimostrarlo sono i risultati di molte ricerche recenti in ambito psicofisiologico, che hanno evidenziato come l’attacco di panico coinvolga sia i centri più arcaici che gestiscono le emozioni sia quelli più evoluti deputati al ragionamento logico, in un complesso sistema di retroazioni che porta la mente a intrappolare se stessa in un circolo vizioso, come descritto nello schema più avanti.
La principale alleata del panico: l' "ansia anticipatoria".
Un attacco di panico dunque corrisponde ad una risposta di paura (o ad un "attacco di paura"). Si parla di un sintomo specifico, che la persona sviluppa a seguito del primo episodio di attacco di panico: l'ansia anticipatoria. In altri termini, da quel momento subentra nella vita della persona una nuova forma di paura che, inaspettatamente, può condurre ad un nuovo attacco di panico. Non è più qualcosa di totalmente sconosciuto, piuttosto una vera e propria premonizione, una sorta di profezia negativa che si auto-avvera: da quel momento in avanti non è più una semplice paura, ma più precisamente “paura della paura”.
E’ altamente sconsigliato sottovalutare gli effetti a posteriori anche di un solo attacco di panico, poiché questo costituisce in se un'esperienza estremamente negativa e talvolta traumatica, soprattutto quando per la prima volta si presenta come un “fulmine a ciel sereno”.
A complicare ulteriormente le cose subentra l’impossibilità immediata di trovare una causa al fenomeno, una possibile spiegazione logica che giustifichi una così forte reazione emotiva in assenza di un apparentemente minaccia, accelerando, purtroppo, la genesi della "paura della paura" e cioè dell'ansia anticipatoria. Infatti, poiché il primo o i primi attacchi di panico si sono verificati in modo improvviso, inaspettato e senza nessuna ragione tangibile, l'individuo si convince di poterne avere altri, in qualsiasi momento e senza alcuna ragione apparente. Tale caratteristica di imprevedibilità e incontrollabilità rende l'attacco di panico un vero e proprio “oggetto fobico”. L'individuo inizia da quel momento a nutrire la paura reale di “subire un altro attacco” e si pone in posizione di difesa: ecco l’inizio dell’evitamento .
Il modello circolare del panico
L'evitamento delle situazioni ad “alto rischio” di panico, o perlomeno così percepite dalla persona, produce una riduzione progressiva delle normali attività nel quotidiano, iniziando da quelle che comportano l’esposizione diretta con i luoghi o le situazioni potenzialmente pericolosi, fino ad arrivare, nei casi più gravi, a periodi più o meno lunghi di vero e proprio ritiro sociale e isolamento da qualunque contatto interpersonale.
Ed ecco dunque che la paura della paura, ossia la paura di avere un altro attacco di panico, diviene essa stessa causa di frustrazione e di stati depressivi. L'individuo infatti si trova col non poter più condurre la vita di prima; una vita ormai non più libera, ma inquinata da molteplici paure situazionali. Si cominciano a temere situazioni sino ad allora "di routine", o comunque assolutamente innocue, e si finisce con il programmare la giornata in modo da ridurre al massimo tali situazioni.
E’ chiaro che qualora non si intervenga in tempo con un intervento psicoterapeutico efficace, può capitare che questo sintomo dell'ansia anticipatoria e quello della paura della paura si stabilizzino fino a cronicizzarsi. Ciò può verificarsi non solo quando l'individuo ha sviluppato un vero e proprio Disturbo di Panico, ma anche quando l'individuo ha avuto solo uno o due attacchi di panico, o quando ne ha con una frequenza inferiore a quella necessaria per la diagnosi del Disturbo di Panico.
Quali sono le possibili cause all’origine degli attacchi di panico?
Quanto detto finora evidenzia che la natura degli attacchi di panico e delle loro cause può risultare davvero complessa, visto il numero elevato dei fattori che entrano in gioco e che possono influire sulla salute del nostro corpo e della nostra mente, compromettendo e danneggiando il delicato equilibrio dell’organismo. D’altra parte conoscere quali cause portano allo sviluppo degli attacchi di panico a volte, ma non sempre, può risultare molto utile per agevolare il processo di risoluzione del problema in modo definitivo.
Negli ultimi tempi la ricerca sperimentale e l’esperienza clinica della psicoterapia hanno consentito di raggruppare in tre tipologie principali i fattori considerati responsabili e determinanti nell’insorgenza del disturbo di panico. Uno dei primi aspetti analizzati riguarda una certa ereditarietà, non tanto per motivi genetici del disturbo, che si è già dimostrato non essere trasmissibile geneticamente, quanto per l'educazione, che può rappresentare una matrice di fondo per l'eventuale sviluppo della malattia. Più significative sembrerebbero però le cause ricondotte alle esperienze passate e al contesto di vita attuale della persona. Uno stile di vita sedentario e poco coinvolgente, ad esempio, può influire sull’umore di una persona e può agevolare la comparsa degli attacchi di panico. Il passato può essere rilevante nell'insorgenza del panico soprattutto per ciò che concerne le esperienze infantili e adolescenziali, in particolare nei rapporti con i genitori, in relazione al grado di attaccamento, ossia la relazione tra rassicurazione ed esplorazione del mondo esterno, che dovrebbe sempre prevedere un giusto compromesso tra protezione e incoraggiamento. Purtroppo, alcuni genitori non esercitano un’influenza positiva sui propri figli, portandoli a sviluppare forme d’ansia e di paura a causa del loro stile d’insegnamento iperprotettivo e apprensivo. Un rapporto difficile in famiglia durante la crescita può generare timori verso gli altri e difficoltà nelle relazionarsi interpersonali. Traumi passati, come violenze e abusi, possono influire sulla stabilità mentale di una persona, creando i presupposti per un disturbo di panico in futuro. Accade di frequente poi che la perdita di una persona cara, o gravi difficoltà nella sfera delle relazioni affettive, possano deprimere una persona a tal punto da generare in lei un forte stato d’ansia o addirittura i sintomi tipici degli attacchi di panico in situazioni spesso imbarazzanti. A volte anche l’ipersensibilità alle critiche e ai giudizi può da sola essere causa di ansie eccessive, come nel caso della nascita di un bambino, di un nuovo impiego lavorativo o di altri grandi cambiamenti nella propria vita.
Quali fattori incidono maggiormente sulla formazione dei sintomi del panico?
Da un punto di vista prettamente medico, negli ultimi anni l’interesse è divenuto sempre maggiore nei confronti di alcune aree specifiche del cervello e dei circuiti coinvolti nel processo di attivazione dell’ansia e della paura, alla base degli attacchi di panico e di moltissimi altri problemi riguardanti la salute mentale.
Essendo la paura una forma di protezione contro un pericolo esterno, può essere attivata dal cervello come riflesso automatico ed involontario mediante la coordinazione di una piccola parte dell’encefalo che si trova in profondità, chiamata amigdala. L’amigdala, per quanto piccola rispetto all’intero cervello, svolge funzioni molto importanti per il corpo umano, in quanto non solo regola alcune emozioni come l’ansia e la paura, ma garantisce anche la percezione della realtà e il controllo dei sensi che aiutano a definire le forme ed i suoni che ne fanno parte. |
Un altro filone di studi ha messo in evidenza che il disturbo da panico può essere associato direttamente all'ippocampo ed al locus coeruleus, porzioni del cervello che ne controllano il rapporto con gli stimoli esterni, regolandone i rispettivi segnali e le risposte . Ed ancora, un'altra anomalia comune in molte persone che soffrono di attacchi di panico riguarda una parte del sistema nervoso conosciuta come sistema adrenergico, che regola diverse funzioni fisiologiche tra cui il battito cardiaco e la temperatura corporea. Purtroppo però, è bene ricordarlo, non è ancora chiaro in che maniera questi fattori possano interferire con lo sviluppo degli attacchi di panico, se agiscono come una vera e propria causa oppure se ne aumentano semplicemente gli effetti.
Tra i fattori riconosciuti come possibili responsabili dell’attivazione del panico, ricopre un posto di rilievo lo stress, spesso associato ad altri disturbi sia fisici che psichici, poiché può facilmente incidere anche sull’equilibrio emotivo dell’individuo. Una persona che soffre di stress avrà una visione molto pessimista della vita, affrontando anche le semplici situazioni quotidiane come una tortura e comportandosi come se il mondo intero fosse un acerrimo avversario. Dunque lo stress rientra a ragione tra le cause più accertate degli attacchi di panico. In questi casi l’esercizio fisico, ad esempio, aiuta a scaricare la tensione accumulata nel corso della giornata e durante la quale sarebbe importante ritagliarsi qualche spazio per sé e per le proprie esigenze.
Riprendendo quanto detto in precedenza, a prescindere dal tipo di causa scatenante, gli attacchi di panico hanno comunque un denominatore comune, che consiste in una sorta di circolo vizioso dell’ ansia, in grado da solo di originare altra ansia. In una persona predisposta a questo genere di attacchi, un semplice stato d'ansia può infatti trasformarsi rapidamente in qualcosa di più serio se accompagnato dall’ auto-convincimento di avere qualche grave malattia, di impazzire o di perdere il controllo, con una crescita esponenziale di pensieri negativi e catastrofici, in grado di peggiorare fortemente la situazione di partenza, sino ad arrivare, appunto, al classico attacco di panico.
Quale ruolo giocano le emozioni nel fenomeno degli attacchi di panico?
Sebbene alla base dell’attacco di panico ci sia una escalation emotiva è doveroso ricordare che proprio le emozioni sono indispensabili per l’esistenza dell’individuo e che nel corso dei secoli hanno giocato un ruolo determinante ai fini della sua stessa sopravvivenza. La paura in particolare, la più primitiva tra le nostre emozioni, ha consentito all’uomo di allertare l’organismo di fronte a situazioni pericolose e pertanto non può che essere una risorsa finché non diviene patologica.
E’ indiscutibile lo stretto legame di “alleanza” che da sempre ci unisce al variegato mondo delle emozioni, per cui, per quanto così dilagante e pervasiva nella vita del soggetto, la paura della paura non deve suonare come una condanna senza appello e soluzioni. Infatti essendo noi stessi ad alimentare la persistenza di questa paura così estrema, proprio attraverso gli innumerevoli tentativi di allontanarla (evidentemente fallimentari), è possibile che tale paura patologica possa ridursi in modo significativo una volta destrutturata proprio da noi stessi. Basti pensare che quello che è un brevissimo e folgorante istante, dominato dalla percezione di un’incontenibile paura di morire o di perdere il controllo del proprio corpo, spinge la persona a mettere in atto dei tentativi di ri-soluzione che, invece di risolverlo, lo mantengono, o addirittura lo incrementano, creando un circolo vizioso patogeno.
Ed è proprio la ripetizione di tali tentate soluzioni per un periodo ti tempo protratto che porta alla strutturazione di una sindrome da attacchi di panico e in molti casi alla agorafobia. Quest’ultima, va ricordato, non è la semplice paura degli spazi aperti, come comunemente si potrebbe credere, quanto piuttosto un’ansia eccessiva e “ingiustificata” di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali si teme sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi. Alcuni studi hanno dimostrato che circa il 90% degli agorafobici soffre di attacchi di panico, è infatti raro che i due disturbi non siano associati.
Criteri diagnostici per gli attacchi di panico secondo il DSM-IV-TR*.
Secondo il DSM-IV-TR, gli attacchi di panico sono caratterizzati da un periodo limitato di intensa paura o disagio, durante il quale almeno quattro dei seguenti 13 sintomi si sviluppano improvvisamente e raggiungono il picco di massima intensità nell’arco di circa 10 minuti:
Sintomi degli attacchi di panico:
1) Palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia.
2) Sudorazione.
3) Tremori fini o a grandi scosse.
4) Dispnea o sensazione di soffocamento.
5) Sensazione di asfissia.
6) Dolore o fastidio al petto.
7) Nausea o disturbi addominali.
8) Sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento.
9) Derealizzazione (sensazione di essere staccati dalla realtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi).
10) Paura di perdere il controllo o di impazzire.
11) Paura di morire.
12) Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
13) Brividi o vampate di calore.
Solitamente gli attacchi di panico hanno un inizio improvviso che raggiunge rapidamente il suo massimo, di solito nell’arco di 10 minuti, ed è spesso accompagnato da un senso di pericolo, di catastrofe, di morte imminente, di perdita del controllo, di impazzire o di avere un infarto cardiaco o un ictus.
*(Fonte: Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-IV-TR (APA, 2000))
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Consulenza gratuita per liberarsi dai sintomi degli attacchi di panico.
Dott. Ivano Cincinnato
Psicologo Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Breve ad Approccio Strategico. |
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Specialista in Psicologia Clinica e in Psicodiagnostica |
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Esperto in Disturdi d'Ansia e Panico e in Disturbi dell'Umore. |
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